#Suqfest20: una scommessa vinta con pazienza, coraggio, professionalità

Un viaggio impegnativo con una frontiera da superare: la paura di non farcela
E’ stato un viaggio un po’ travagliato, con tante incertezze, preoccupazioni, esaltazioni. Pazienza, coraggio, professionalità tre parole chiave. Una corsa contro il tempo: riprogettazione, modifiche dell’allestimento e del programma pianificati a gennaio, apprendimento di nuove competenze, e la paura di trovarci di fronte alla delusione di chi si aspettava il bazar dei popoli, scenografico, delle scorse edizioni. Il tema Frontiere, deciso nel 2018 per il progetto triennale presentato al MiBACT, acquistava un significato inaspettato: la frontiera tra il prima e il dopo Covid. Cosa sarebbe successo del Suq? Cosa sarebbe successo di questa nostra piazza ideale, di quel bel caos dove scoprire che “confondersi con gli altri è il modo migliore di fare umanità” (cit. Marco Aime) ?
Quel che resta: nuove consapevolezze e nuove relazioni con il pubblico, l’importanza dell’ambiente
E’successo che il pubblico ha risposto con attenzione, generosità, partecipazione; che in molte occasioni ci ha detto che si seguiva meglio il programma, e che era particolarmente bello; che il sistema di prenotazioni non solo ha funzionato ma ha permesso un rapporto più stretto con chi frequentava il Festival, in sicurezza, grazie all’accoglienza di uno staff competente. E’ successo che l’idea di avere uno spazio dedicato all’EcoSuq ha trovato delle giovani e grintose associazioni con cui stabilire connessioni continuative, per un futuro sostenibile come ci ricorda l’Agenda 2030 dell’ONU. E’ successo che nell’area esterna a Piazza delle Feste ha preso vita una vivace convivialità, e comunità, grazie anche alle tre cucine etniche a rotazione, dove è stato facile e spontaneo ritrovare lo spirito del Suq. Dovremo farne tesoro nel futuro, quando ci auguriamo di ritornare al Suq di prima, perché l’assenza di quel “piccolo mondo che fa pensare come potrebbe essere bello quello grande” (cit. Paola Capriolo) si è fatta sentire.
Si tirano le somme, il bilancio in numeri
Questa la cornice in cui si tirano le somme, ben sapendo che è un racconto parziale di quello che ha significato e significa il 22° Suq Festival. In 10 giorni di Festival, sono stati oltre 6.000 gli spettatori, in presenza, con un’ottima affluenza sia agli spettacoli teatrali che ai concerti e tre sold out, in uno spazio dov’era consentita una capienza di 180 posti, e con oltre 2.000 persone che si sono registrate anche agli eventi gratuiti. La pagina Facebook è stata seguita da 17.453 followers, con mille acquisizioni in più durante il festival; oltre 20.000 sono state le interazioni con i post e le 12 dirette streaming. 2 le importanti anteprime a RAI Radio 3, a Fahrenheit e a Piazza Verdi. Il sito del SUQ ha ottenuto 22.000 visualizzazioni nel periodo del Festival.
Una rassegna stampa con più di 160 uscite e importanti presentazioni e anteprime a Linea Notte Rai 3, a Il caffè Rai 1, a Rai News 24, a Rai Radio 3 (media partner del Festival): Pantagruel, Piazza Verdi, Fahrenheit; sul Venerdì di Repubblica; e ancora approfondimenti giornalieri del Secolo XIX.
La sostenibilità economica: i Partner, la Suq Card, il teatro e la spesa sospesa
Nella notevole flessione delle risorse, mancando l’apporto degli artigiani, ristoratori, piccoli imprenditori, che animano il bazar e condividono parte dei costi del Festival, abbiamo però potuto contare su sensibili e motivati Partner ed Eco partner, a cui va il nostro grazie. Li trovate a questo link
Un grazie anche a chi ha sottoscritto la Suq Card 2020 e chi ha comprato i biglietti degli spettacoli teatrali. Con quei biglietti abbiamo riempito il carrello della spesa sospesa donata da COOP Liguria alla Comunità di Sant’Egidio. Nella giornata conclusiva con loro abbiamo parlato delle frontiere dell’Europa e di quel campo profughi di Moria che solo pochi giorni dopo si è trasformato in rogo. Una ferita che brucia e che non può lasciare indifferente nessuno. Ne riparleremo, il dialogo continua!
Carla Peirolero
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