L’evento culturale come momento di creazione di welfare di comunità: la risposta di Suq Genova

Un saggio che ci riempie di orgoglio, ci ripaga di sacrifici e difficoltà che peraltro vengono anche evidenziati nel testo che con cura e grande capacità di analisi hanno scritto Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino per la Rivista Welfare e Ergonomia di Franco Angeli, arricchito da note e riferimenti bibliografici. C’è molto di noi, e molto dell’idea e delle finalità per cui è nato il Suq.

Il Suq di Genova è un grande teatro dove ogni visitatore è spettatore di una creazione collettiva, corale, e al tempo stesso autore e protagonista della propria performance (…)  il festival diventa per il visitatore un viaggio verso il proprio riconoscimento identitario attraverso il confronto con l’altro. Il soggetto, da entità singola, si trova partecipe e costruttore di una comunità aggregante che si costituisce nell’apertura e nel riconoscimento del nuovo: il senso di appartenenza dura il tempo del festival, che purtroppo non ha mai trovato appoggi per una organica crescita organizzativa, fisica ed economica.

E si fa anche riferimento ai progetti presentati all’Amministrazione comunale per la riqualificazione di alcuni spazi cittadini, progetti che non hanno mai ottenuto risposte. E questo nonostante l’indubbio successo di una best practice per il dialogo tra culture riconosciuta dalla Commissione Europea.

Fin dalla sua prima edizione il payoff del Suq “Teatro del Dialogo” rimarca la vocazione all’ascolto e all’inclusione che caratterizza il progetto artistico, l’estetica e l’organigramma del festival. (…) Salire sul palco del Suq significa diventare ambasciatore di un processo in trasformazione. La pedana centrale non offre solo un palco per esibirsi, ma mette in atto un modello di welfare di comunità, come strumento per «fronteggiare la crescente diffusione di vulnerabilità delle persone e che
si basa sulla relazione quale elemento imprescindibile per affrontare il problema delle disuguaglianze e incrementare i livelli di benessere della società (cit. Rago,Venturi 2016)

Al Suq, scrivono Oliviero Ponte di Pino e Giulia Alonzo, «ogni visitatore del mercato diventa spettatore di una creazione collettiva, corale, e al tempo stesso autore e protagonista della
propria performance: quando compra un bracciale di pietre tailandesi, assiste a una conferenza o baratta un taco di pollo, lo spettatore vive e contemporaneamente mette in scena il grande gioco del Suq, palcoscenico di un mondo ideale ma possibile.»

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